L'Almanacco della donna italiana
L'Almanacco della donna italiana nasce a Firenze nel 1920 per iniziativa dell'editore Bemporad e sarà pubblicato sino al 1943.
Bemporad fu editore dell'Almanacco della donna italiana con il sostegno de La Donna, che diventò in seguito sua coeditrice. Fino al 1936 l'Almanacco della donna italiana fu diretto da Silvia Bemproad, poi Gabriella Aruch Scaravaglio dal 1936 al 1938. Nel 1938 la casa editrice divenne Marzocco, a seguito delle leggi razziali fasciste, e la direzione dell'Almanacco della donna italiana fu affidato a Margherita Cattaneo.
Copertina de l'Almanacco della donna italiana, 1920
Foto Credits: Di Sconosciuto - https://bibliotecadelledonne.women.it/fascicolo/almanacco-della-donna-italiana-1920/, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=92647492
Il pubblico dell'Almanacco della donna italiana
Pubblicazione a sé rispetto all'Almanacco italiano, l'Almanacco della donna italiana era indirizzato al pubblico femminile borghese appena uscito dalla prima guerra mondiale, un pubblico consapevole di poter occupare un ruolo più attivo nella società rispetto a quanto accadeva in passato.
Le lettrici dell'Almanacco della donna italiana sono donne emancipate che dettano la direzione per i temi trattati dall'annuario: inizialmente l'Almanacco della donna italiana si rifece esplicitamente ad un'idea di femminismo non militante, indirizzato al più vasto pubblico possibile, incentrato in particolare sul tema dell'entrata nel mondo del lavoro delle donne.
L'Almanacco della donna italiana fu quindi caratterizzato da temi politici e sociali relativi alle aspirazioni sociali delle donne con rassegne dedicate ai loro movimenti, lasciando spazio anche ai temi di carattere artistico e letterario.
La struttura dell'Almanacco della donna italiana
Nella sua prima forma, l'Almanacco della donna italiana era strutturato in questo modo:
- una parte iniziale, tipica degli almanacchi, con calendario e notizie sulle festività;
- una parte centrale di articoli a firma di autori di rilievo su temi declinati in un'ottica femminile (firmarono per esempio articoli sull'Almanacco della donna italiana Ada Negri, Annie Vivanti e Guido da Verona);
- una sezione dedicata a consigli pratici su argomenti considerati per tradizione di interesse femminile, come bellezza, cura della casa e della famiglia;
- una parte finale, comprendente un'Agenda femminile staccabile, che si presenterà fino all'ultimo anno di uscita della rivista.
Successivamente al 1920, l'Almanacco della donna italiana fu arricchito con rubriche fisse, quali:
- la Rassegna del movimento femminile italiano (curata da Laura Casartelli Cabrini, poi da Ester Lombardo);
- la Rassegna letteraria, artistica, musicale (relativa alle artiste);
- un bollettino informativo sulle Società femminili italiane.
L'evoluzione negli anni dell' Almanacco della donna italiana
Nei suoi primi anni di vita, la grafica dell'Almanacco della donna italiana era abbastanza austera, sia per quanto riguarda le copertine, sia per le illustrazioni e le pubblicità al suo interno pubblicate.
Le prefazioni dell'Almanacco della donna italiana seguivano nei primi anni l'evolversi del clima nazionale.
Nel 1922 l'obiettivo dell'Almanacco della donna italiana era quello di contribuire a "dare alla donna conoscenza di sé e dei suoi mezzi d'azione" in vista del "miglioramento individuale e collettivo", mentre già nel 1923 dopo la marcia su Roma, nell'Almanacco della donna italiana si esprimeva soddisfazione per la comparsa di "una figura poderosa", "l'uomo forte" difensore della famiglia che riportava la donna al suo ruolo di "madre fattrice", seppure non fosse mai citato direttamente Benito Mussolini.
Con il consolidarsi del regime fascista, a partire dal 1927, l'Almanacco della donna italiana iniziò a mutare profondamente, proponendo una visione tradizionale della donna "non più soffocata e isterilita nell'orbita ormai superata di un femminismo meta a se stesso". Vennero mantenuti il calendario e l'agenda, ma iniziarono ad essere pubblicati articoli su celebrazioni di centenari, personaggi femminili illustri viventi e necrologi di donne celebri.
Nel 1929 cominicò ad apparire sull'Almanacco della donna italiana l'anno di denominazione fascista e fu l'ultimo anno in cui venne pubblicata la prefazione, successivamente abbandonata.
Negli anni successivi l'Almanacco della donna italiana iniziò a dare notizie costanti delle attività dei Fasci femminili e dell'ente che li disciplinava (ONMI).
Il biennio 36-38 dell'Almanacco della donna italiana fu segnato anche da un cambio nel formato, nella grafica e nell'impaginazione, complice la nuova direzione, per adeguare l'almanacco allo stile littorio.
Nonostante fosse allineata al regime, l'Almanacco della donna italiana mantenne una certa autonomia per i temi letterari e femminili.
Infine negli ultimi anni la struttura editoriale divenne più agile: diminuì lo spazio dedicato alle questioni politihce, mentre divenne sempre più ampio quello dedicato a temi e collaborazioni letterarie.
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